«Michael Jackson è stato un personaggio unico, e basta.
Ebbi la fortuna di conoscerlo quando aveva nove anni. Già allora, c'era in lui qualcosa di così avvincente che - in tutta onestà - ne fui spiazzato.
Com'era possibile che quel ragazzino avesse un simile effetto su di me? […]
Già a quell'età aveva piena consapevolezza di sé. Sapeva di essere speciale.
Sapeva cantare, ballare e recitare come nessun altro, e voleva farlo al meglio.
A spronarlo era la sua incredibile voglia di imparare, di superare sempre se stesso, di essere il migliore.
Era l'allievo perfetto. Studiò i grandi, e diventò più grande.
Portò sempre più su l'asticella fino ad un'altezza sconfinata. Il suo talento e la sua creatività proiettarono nella stratosfera tanto lui quanto lo spettacolo. […]
Nel 1983 i Jackson non erano più con la Motown. Si riunirono, tuttavia, per esibirsi nello special televisivo Motown 25: Yesterday, Today, Forever.
Dopo uno straordinario, abbagliante medley delle loro canzoni, Michael salì sul palco da solo e passò a fare la storia del pop.
Mi bastò ascoltare le prime note di Billie Jean e vederlo lanciare il cappello, per restare incantato.
Ma quando si esibì nel suo celeberrimo Moonwalk, rimasi addirittura scioccato.
Sembrava una magia.
Ormai volava ad altezze siderali… e non scese mai più».
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Berry Gordy III, nel libro autobiografico di Michael Jackson
Moonwalk (1988).
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Fu proprio il grandissimo
Berry Gordy, fondatore nell'ormai lontano
12 gennaio 1959 della storica etichetta
Motown Records a
Detroit (in Michigan),
a mettere sotto contratto i Jackson Five nel 1968: la sua casa discografica, del resto, era ben nota per la sua abilità nel produrre e portare al successo artisti di colore.
E
decise di dare un'opportunità ai cinque ragazzi di Gary subito dopo aver visionato il filmato di un provino che lo aveva colpito particolarmente
per il prodigioso talento del giovanissimo Michael.
41 anni più tardi,
la sera del 25 giugno 2009, così ne avrebbe poi commentato la tragica scomparsa in un ricordo personale consegnato ad
AP - The Associated Press:
«Non avevo alcuna preoccupazione riguardo alla sua capacità di arrivare al top.
Per me, era come mio figlio.
Aveva calore, sensibilità, e una doppia personalità.
Quando non si trovava sul palco, era amorevole, rispettoso e timido. Quando invece era sul palco, diventava così carico di energia che non avresti creduto fosse la stessa persona.
Michael era e resterà uno dei più grandi entertainer che siano mai vissuti». 👑
A cura di Francesca De Donatis e AleMj Mammino per il Michael Jackson FanSquare.
[Modificato da francesca.dedonatis 30/11/2022 10:29]